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In realtà non abbiamo insistito abbastanza su potenziali sponsor e contatti con agenzie, perchè vogliamo
mettere alla prova questa idea nel concreto.
Grazie Danilo, di recente rientro da un viaggio in Giappone, abbiamo
l’opportunità di avere graditissimo ospite a sorpresa il nippoco Kunihiko
Kondo, in Italia per una vacanza fortemente incentrata sulla bicicletta.
Il primo turista dunque c'è.
Kunihiko ha portato con se una bici da corsa, ma arriva da Roma dove ha
partecipato alla 24H di Mtb, evento ormai consolidato di interesse internazionale.
Andiamo a prenderlo a Chieti dove preleviamo anche il prezioso furgone
d’appoggio BikeInsideTEAM (BITmobile) che servirà per il trasbordo di bagagli e
attrezzatura per eventuali riparazioni
Il resto del gruppo è composto da amici: io ed Eugenio, naturalmente,
Danilo, Antonello e Tony.
GIORNO 1
Ci facciamo le foto di rito sul terrazzo di casa mia con sfondo di
Lancianovecchia e Majella e … si parte.
Eugenio va con il furgone a Colledimezzo, meta finale della prima
giornata. Il programma è di lasciarlo lì e raggiungerci a metà strada ad Archi
e proseguire per Monte Pallano dove è prevista la sosta merenda presso il
ristoro dei Paladini.
Usciamo da Lanciano percorrendo il panoramico balcone del Quartiere
Santa Maria Maggiore, Via Belvedere e Fraz. Marcianese, punto più alto
del territorio comunale, dove comincia il nostro off-road.
Kunihiko si diverte e fa foto, ma affronta subito una discesa sterrata
che lo mette in difficoltà per via della sua inesistente esperienza in mountain
bike.
Se la cava alla grande con il “portage” (leggi: bici a mano e
camminare) e si riscatta ad ogni salita dimostrando una forma smagliante.
Arrivati nei pressi dell’Oasi di Serranella ci rendiamo conto che la lunga
colazione, le foto, le soste di vario genere ci hanno fatto accumulare un
notevole ritardo rispetto alla tabellina di marcia.
Eugenio deve rimpacchettare la bici nel furgone e andare a prelevarci
la merenda a Monte Pallano.
Noi intanto attraversiamo l’Oasi di Serranella, il ponte di ferro e il guado di
una ramificazione del Sangro, fantastico!
Con questo piccolo guado abbiamo evitato il passaggio sul ponte usato dalle automobili, ma forse è una
fortuna riservata solo a questo giro post-estivo con il fiume con poca
portata.
Ora ci aspetta la super salita per Archi, l’affrontiamo con Kunihiko in
pole-position ma … Danilo dov’è ?
La ricerca dell’amico disperso a seguito di un paio di telefonate di
troppo mi conferma la bontà della mia scelta di pigiare il tasto silenzioso per poi
dare un’occhio 'all’aggeggio' massimo un paio di volte al giorno (siamo sempre
tutti semi-reperibili, per un motivo o per l’altro)
Quindi per me doppia salita per Archi e alla fine per tutti
succulenta pausa nella piazzetta con fontana a pochi metri dalla quale Eugenio
piazza il BITmobile. Tavolino preso in prestito dal bar chiuso per ferie e vai! Salumi e formaggi di gran livello, verdure e frutta di stagione annaffiate da montepulciano
del Pallano e il tutto stabilizzato dai dolcetti finali.
La panza piena richiede riposo … di pedalare non se ne parla per una buona mezz'ora.
Si riparte con il Condor (Eugenio) a guida del gruppo e io che prendo
il furgone per portarlo definitivamente nel B&B Villa Rosato di
Colledimezzo che ci aspetta per cena.
Arrivo, saluto l’ormai amico Rosario, monto la bici e parto per la
salita non proprio motivato a fare 600 metri di dislivello in pochi minuti.
Infatti provo a tirare per dritto tentando di abbreviare l’agonia in fase digestiva e così succede - e me lo merito - che non riesco a ricollegarmi con la sterrata che deve portarmi su ( aiaiai, il fedele Garmin è sul manubrio del Condor ).
Faccio un sacco di volte sopra sotto, destra e sinistra fino a che
decido di ripartire dal punto iniziale e ritrovo la strada. Nel frattempo,
dopo esserci avvicinati a Monte Pallano, gli altri decidono di venirmi incontro
e abbreviare un poco l’itinerario previsto. La giornata è stata già abbastanza
piena e il sole cala...
Si arriva tutti in picchiata nel bellissimo B&B di Rosario che
stupisce i nostri amici per quanto sia inaspettatamente apparso, curato e
splendidamente immerso nel verde assoluto, con nessun altra costruzione
visibile a 360°, con lo spettacolare terrazzo dove approfittiamo degli ultimi
raggi di sole di questo Lunedì.
Grande cena grazie alle mai d’oro della mamma di Rosario, tutti pieni
come botti !
Intanto tutti i mezzi tecnologici ai box per la ricarica con il PC di
Danilo che rischia di esplodere …
Dopo cena dobbiamo già salutare l’amico Kunihiko, che lascia
l’avventura per continuare i suoi programmi di viaggio che lo portano
necessariamente a Milano per impegni presi senza sapere cosa potesse perdere …
lasciando il SANNIORAID
GIORNO 2
Eugenio e Danilo, animali dal sonno breve, lo scortano alla stazione di
Fossacesia con il BITmobile e tornano in tempo per una colazione con i fiocchi.
Ce la prendiamo (un pò troppo) comoda e solo quando il sole è già molto
alto io parto con il BITmobile per Giuliopoli mentre il resto del gruppo si
avvia per fossi verso Colledimezzo.
Manco l’accesso alla micidiale rotatoria che innesta sulla fondovalle
per il maxi ponte su Villa Santa Maria e così, quasi per caso, mi trovo sulla
vecchia strada a pensare a come questo viaggio possa essere bellissimo anche
con una bicicletta da corsa o comunque percorrendo le strade asfaltate che sono
tranquille e panoramiche, praticamente deserte per la presenza dell’alternativa
veloce della Fondo Valle Sangro ma anche per via dello spopolamento dei paesi e
del turismo inesistente persino nei mesi estivi.
A Giuliopoli saluto la Signora Annamaria e il marito rassicurandoli sul
nostro arrivo in serata e mi avvio verso Roio del Sangro, paesino dove si va a
respirare la famosa “aria di montagna” e che si raggiunge con un bel
susseguirsi di tornanti in salita, mi fermo poi per un piccolo safari
fotografico nel borgo di Monteferrante con splendida vista sul Lago di Bomba,
certo che gli amici saranno ancora alle prese con la gran salita che porta
all’attraversamento del bosco.
Ci si incontra con un sincronismo stupefacente
all’innesto del sentiero che sale dietro la Centrale, a metà strada verso
Colledimezzo. Qui vero safari fra spine e arbusti che insidiosamente tentano di
agganciarti un pedale o incastrarsi nella catena ma riescono regolarmente a
lasciare un segno su braccia, ginocchia e caviglie. Antonello invidia le mie
protezioni da portiere che tiro su come calze anti-spina o uso come paracolpi
per le ginocchia, quando serve. Usciamo finalmente su un sentiero meno
dimenticato dal genere umano, ma siamo tutti pieni di graffi.
Una bella salita e poi la sosta sul valico che apre la vista su
Montazzoli, facciamo fuori il primo panino gentilmente fornito da Rosario.
Si continua con una salita asfaltata al ritmo di scricchiolanti semi di
faggio, Antonello riesce a cadere mentre parla al telefono finendo in una
cunetta, ma si affretta a rassicurare il figlio in linea e taglia corto dicendo
che lo richiama dopo mentre si sgroviglia dalle spine dove è finito.
Arriviamo ad una specie di altarino coperto con campana che potrebbe
essere l’essenza di una chiesa all’aperto e che di sicuro ha un nome che oggi
non so dirvi.
So però che è il segno di tagliare dritto per il bosco verso la prima
pala eolica a vista, e così facciamo.
Pala dopo pala, immersi in silenzio nel sinistro suono che ci
accompagna, arriviamo al punto più alto del Sannioraid, quota modesta di 1380mt
ma che ci riempie di soddisfazione e ci invita ad una sosta nell’ultima radura
prima di picchiare verso il Rifugio del Cinghiale.
E’ qui che si consuma la barretta ai fagioli Nipponica gentilmente
lasciata al test dei palati europei dal nostro amico Kunihiko. Tutti
l’assaggiamo con soddisfazione tranne uno scetticissimo Tony che se l’è persa.
Era davvero fenomenale, ce ne faremo spedire un container !
Il Rifugio del Cinghiale ha la porta chiusa ma il proprietario non può
essere che lì, dietro, dove si vedono fare capolino un paio di pastori
abruzzesi. Mandiamo avanti Antonello che parla la loro lingua e riusciamo ad
ottenere i nostri sospirati caffè, succhi di mela e varie. Gentilmente i
titolare ci fornisce di opuscoli informativi sulla bella struttura e ci
consiglia la prossima volta di fare una telefonata piuttosto che imparare la
lingua del pastore abruzzese ( più sicuro, dice )
Il cielo si fa minaccioso e si alza un certo vento … ci rimettiamo
sulla strada perché ancora è lunga.
Discesa verso l’incrocio per Roio del Sangro sulla strada per Monte
Castel Barone con altro incontro ravvicinato con cani pastore che questa volta
sono al lavoro e si assicurano solo che non siamo lì per le pecore. Sorpresi
tutti quando apriamo le porte del tratturo per un tratto di percorso molto
suggestivo, tempestato di cardi fortunatamente rinsecchiti rispetto all’ultima
visita, con single track, discesa, guado, salita al
limite ma pedalabile (solo per zingari “sempreinpiedi”= Antonello) che finisce
nello stazzo della mandria avvolta dalla nebbia.
Ora piove, il buio si avvicina e … bosco si o bosco no ? Decidiamo di
prendere per l’Abetina e non ci pentiremo per la scelta. Un tratto mozzafiato
per il fascino del bosco a quell’ora e il divertimento alla guida, dopo il
primo tratto “da portare” su alberi e rocce. Conoscevamo la strada e quindi
arriviamo spediti a Rosello, ancora con luce diurna disponibile.
Così si fa una sosta birra con foto e una
chiacchierata con anziani signori del paese che ci accolgono manco fosse il
Giro d’Italia e chiedono tutto sul nostro itinerario.
Facciamo sfoggio dei k-way opportunamente messi nello zainetto che ci
sono utili negli ultimi minuti, tutti in discesa e con una certa arietta … ed
eccolo:
“ o che bel castello, marcondino ndino ndello “
C’è anche una mini piscina ma sinceramente non è aria, stasera.
Siamo in 5 in due appartamenti principeschi e ci divertiamo a curiosare
fra le antichità conservate nella dimora del Conte Pellegrini direttamente dai
suoi discendenti che amabilmente mettono a disposizione del turista (e dei
gatti) una struttura piena di fascino e una locanda accogliente dove ristorarsi
con le prelibatezze della cucina nostrana: pappardelle con goulash di
cinghiale, abbondante vino rosso e (aimè, per alcuni) coca-cola a fiumi.
Ci raccontano la storia del posto che si identifica con quella
dell’intero borgo di Giuliopoli, che ha vissuto un tempo di assoluta rilevanza
nel territorio circostante tanto da essere fino a poco tempo fa collegata
direttamente con linee di trasporto passeggeri per la capitale. Il Castello
aspetta la sua castellana che per ora abita terre lontane …
Ma domani si pedala, buona notteeeeeeeee !
GIORNO 3
Arriva anche Piero, che ci raggiunge ancora grazie alle levatacce
mattutine dei gemelli dell’alba, Eugenio e Danilo.
Non è riuscito a partire con noi per impegni, ma ci tiene a vivere una
fetta di questa esperienza di viaggiatore-biker, così si unisce ai riders per
la seconda metà dell’itinerario.
E anche oggi i preparativi vanno per le lunghe …
Avviso i naviganti dell’eventualità di tentare una strada non ancora
provata per arrivare alle cascate del Rio Verde senza passare per Rosello,
tutti accettano consapevoli dell’eventualità di un dietro-front faticoso e ci
buttiamo nel fosso fiduciosi della traccia GPS fatta a tavolino … ma sul
tavolino un torrente secco diventa la nostra strada e … proprio non si passa.
Bello, selvaggio, ma non si passa.
Torniamo indietro rifacendo al bellissima discesa al contrario e ci
accorgiamo che la strada era li, spostandoci più a destra.
“ riscendiamo “ propone lo Zingaro ma Eugenio oggi è lontano, il
BITmobile è a Fallascoso
(?) Torricella Peligna, Montenerodomo, Juvanum vi
dicono qualcosa ? bè, da quelle parti
Dovremo incontrarci nel Parco fluviale di Quadri ( altro luogo
sconosciuto ai più ) e passare anche per le Cascate del Rio Verde magari
trovando il tempo per dare un’occhiata al belvedere, al vecchio mulino, ai
terrazzino nel canyon.
Quindi ci prendiamo una dose di asfalto e raggiungiamo il centro visite
delle cascate ( chiuso ) in poco tempo.
Un posto che non ha niente da invidiare all’amazzonia con il vantaggio
di non aver pagato neanche il biglietto d’ingresso. Le Cascate del Rio Verde
sono fra i salti più alti d’Italia anche se la portata d’acqua non è
importante.
Io “Ragazzi, fra poco sulla
strada saremo assaliti da due cani, uno è legato, non preoccupatevi. L’altro
no, ma è meno cattivo”
tutti “ e tu come fai a
saperlo ? ”
Condor “La preparazione del
viaggio è stata seria … lo so che pensate che abbiamo fatto tutto a tavolino ?”
Cane 1: presente. Se non prendi la strada sulla sinistra ti sbrana,
vorrei conoscere quel tipo che lo ha legato con questo tipo di strategia
Cane 2: fortunatamente fuori stanza
Giro per Borrello, sosta panino (oggi con frittata, qui sembra un poco
asciutto …), Antonello chiede a Tony di provare la sua bici e si fa tutte le
scale del paese incurante degli occhi atterriti del proprietario.
Fine sosta,
si va giuuuuuuuuuuuuu
Ora siamo nel Parco Fluviale di Quadri dove si stagliano i resti di una
antica cartiera nella quale il restauro ha ricavato un locale adibito a Museo
del Tartufo (ovviamente chiuso)
È molto bello e riposante, la foto sembra scattata in Scozia e il
panino con la frittata è molto più gustoso.
Partiamo satolli e, attraversato il Sangro su un ponticello basso di
ferro e cemento, iniziamo senza esitazioni l’ascesa, prima sotto la ferrovia,
poi da Quadri all’antica Trebula nascosta dietro brutture alla moda quali un
polveroso e spartano campo di calcio e un cantiere di installazioni
fotovoltaiche. Ma c’è, chiusa.
Gran salita verso il “Bar delle ragazze” località Fortunati … è lunga …
è anche un poco noiosa perché asfaltata.
Ma il panorama e la meta ci spingono a pedalare con impeto. Passiamo
sotto il “Pizzo Ferrato” dell’omonima località nascosta dietro al monte e …
indovinate ???
SIAMO SFORTUNATI ( a Fortunati ) bar chiuso … ci attacchiamo speranzosi
a un campanello, una volta, due, tre, niente.
È dura da masticare …
Per Montenerodomo la strada ridiscende in maniera preoccupante ed
infatti ci aspetta una buona dose di curve e tornanti con bellavista sui
Selvoni ( strada bellissima ) a nuovo valico ad oltre 1250m prima di scendere
al paese.
Bar ? 2, ma chiusi
Un bel posto, Montenerodomo, che sa di storia millenaria, di montagna e
pastorizia e che ha dato i natali al filosofo Benedetto Croce.
Per fortuna ci indicano un posto, la Conca, prima di Juvanum, dove
finalmente riusciamo a rifocillarci
Thè o birra, indovinate ?
Sbagliato !
Juvanum, chiuso il museo e il centro visite, è comunque accessibile e
affascinante a quell’ora del giorno che sta morendo un pò come le nostre gambe.
Io ho rotto il deragliatore, sto già pensando che domani sarà come
tornare indietro ad un paio di biciclette fa, un tuffo nel vintage della mtb …
In più stasera c’è un fatto già atteso: Danilo dovrà lasciare il
gruppo per un impegno familiare e si è quindi stabilito di caricare subito dopo le docce il BITmobile con tutte le nostre borse per lasciar partire la nostra Guardia
Forestale dopo cena. Ritroveremo quindi le nostre borse solo a destinazione e
dovremo fare mente locale all’essenziale da lasciare nello zainetto per la
notte e per domani.
Una cena coi fiocchi, da Romero & Family
A Fallascoso si sta bene, Persichitti’s farm è accogliente e ben
tenuta, anche qui molto verde e una gran vista sul borgo di Fallascoso e
Colledimacine sullo sfondo, stupenda nella notte con la Majella che apre dietro
le sue braccia quasi minacciosa ( ma la macchina fotografica di Antonello non
ama i pieni di luna … peccato )
Le bici sono al sicuro in camera da pranzo e noi dormiamo come gli
angioletti: solo Antonello, però, non rinuncia al pigiama, scelta che gli si
ritorcerà contro nel giorno 4
Gli altri affrontano la notte in maglia SannioRaid (dalla quale non è
consentito separarsi), e mutande
GIORNO 4
Evento ! si parte (quasi) presto
Facciamo subito un giro a Fallascoso: il bar non è chiuso, non c’è.
La vista è bellissima, saliamo fino in cime al borgo e sorprendiamo una
coppia di anziani signori ad uscire dalla loro dimora estiva. L’uomo ci
racconta del borgo, della guerra, dell’abbandono ...
Partiamo per la discesa verso il ponte di ferro sull’Aventino, è lunga
e divertente, qualche sosta per rubare fichi (o fiche dal fico?) e un poco di frenesia che ci fa saltare la visita all’Eremo di ? che non
mancheremo di catalogare nel prossimo sopralluogo. Intanto, Piero, il cartello
lo conosce bene.
Nei pressi del ponte di ferro c’è una bella area pic-nik purtroppo non
servita da alcuna fontanella e in stato di semi-abbandono.
Ci si ferma a fare foto sopra e sotto il ponte, a spruzzarsi spray
contro gli insetti (in realtà non così fastidiosi come potevamo immaginare,
salvo la predilezione particolare per la carne di Condor), a mangiare un panino
e fare la pisciata di rito (nell’ordine?) prima di ripartire per le colline.
Il torrente Aventino per un poco si costeggia, poi si è costretti a
risalire moooooooooolto aspramente per evitare di percorrere la strada
asfaltata.
E’ un bel tratto di ippovia faticosamente ciclabile quello che ci porta
attraversando una zona boscosa fino al micro abitato di Riguardata: abitanti
1+1 con ape
Per arrivarci evitando di finire nelle fauci di un cane abbiamo dovuto
faticosamente riguadagnare l’asfalto per la fine improvvisa di una sterrata che
sembrava riconsegnarcelo con facilità.
Così non è stato, passaggio da Indiana Jones anche se nel frattempo
Antonello ha parlato con il cane che la ha informato che ci avrebbe lasciato
passare a scelta sia a destra che a sinistra.
Ci servirà alla prossima.
Arriva la telefonata inaspettata di Praem ( Abruzzo Rafting ) che ci
chiede notizie rispetto all’appuntamento di sabato. Oggi è giovedì, il viaggio
ha subito modifiche nei giorni e nel numero dei partecipanti per causa di forza
maggiore e noi sappiamo di trovare il Centro Rafting probabilmente chiuso.
Praem, però, richiama alle armi i disponibili ragazzi del Centro Rafting e ci
comunica che ci aspettano per darci la possibilità di vivere anche oggi
un’avventura nell’avventura.
Salutiamo l’abitante di riguardata che ci apostrofa con un “ faticà ssopra
la bbicicletta scì … e a ffatijà ? “ in perfetto stile mio padre
Un tuffo verso il lago questa discesa che ci delizia anche con levigate
pietre di fiume ( meno male che ho abbassato la sella e che la gomma anteriore
è una gommona ! ) si arriva giù in un baleno ( io ed Eugenio ripensiamo alle 2
che abbiamo impiegato per farla al contrario, fra vari sconfinamenti per fratte
con fine strada )
Siamo nei pressi del Centro Rafting, un gentile signore ci offre acqua
per mandar giù i panini made in Persichitti, provvidenziali.
Arriva una ragazza che ci apre il centro, arrivano le guide Stefano e
Candido, arriva la pilota del furgone nonché video-maker
(video eugenio della partenza rafting / in acqua Antonello e Tony
buttati da Candido con uno stratagemma)
Ci forniscono di tutto: muta, scarpe +/- intere, casco, Antonello
chiede anche delle mutande, fanno giustamente finta di non aver sentito … lo
consigliamo di mettere il pigiama sotto la muta, non so alla fine cosa ha fatto
L’esperienza rafting merita un racconto nel racconto, per me è stata la
prima volta e mi sono divertito tantissimo.
Le acque dell’Aventino a Settembre non sono impetuose e il fiume ispira
una certa fiducia ottima per la prima esperienza. Gli schizzi, le sfide,
l’esperienza con i 9° dell’acqua sono flashback provenienti da un paio d’ore di
puro divertimento. Bisogna tornarci a primavera per cacarsi davvero sotto.
Facciamo una bella doccia calda e ci rimettiamo i nostri completini da
biker sudati per riprendere la via di casa, passando per il bosco di Colle
Foreste fino ad arrivare “a lu Pennese“.
Qualcuno sotto il fiume ci grida “dove andate !!” con tono minaccioso
ma siamo su una sterrata dell’Abruzzo (non nel cavò di una banca) e non gli
diamo molto peso.
Molto tosta è invece la salita sabbiosa che ci porta sulla strada per
Ascigno, dove ci aspetta l’ennesima delusione da bar chiuso.
Si aprono le colline ! Discesa bellissima su una striscia d’asfalto
fino a Sant’Eusanio del Sangro, sbuchiamo proprio davanti ad una casa la cui
immagine mi porta indietro di 28 anni alla preparazione dei miei esami di
stato.
Il bar al centro è un’altra oasi di caffè con torta americana ma ora
dobbiamo correre, la notte incombe e le lucine sono solo su 2 bici.
Strade non ovvie e sorprendenti anche per i miei amici biker locali
fino a Castelfrentano, finale come di consueto un pò spinto con grido di saluto
all’amico giardiniere ( tornare a casa è un’emozione paragonabile ad una vera
assenza anche se eravamo lì a mezz’ora di macchina )
Piero si ferma a casa … è di strada
e lo è anche l’amico Zak, il re indiscusso dei meccanici locali. Ultima
foto e …
ci aspetta il BITmobile, prezioso e silenzioso alleato della
spedizione.
Grazie a Eugenio, Danilo, Tony, Antonello, Kunihiko, Piero
è stato bello
alla prossima
Raffaele